lunedì 9 febbraio 2009

Mia nonna Ginevra, il naif e dintorni...









La nonna Ginevra dipingeva di notte, soffriva d'insonnia e quando non spostava mobili per casa (una vecchia grande casa d'altri tempi, dove i rumori venivano trattenuti da spesse mura ed era lecito anche trafficare nottetempo con buona pace dei dormienti) metteva mano a tele improvvisate e pennelli. Come Seraphine Louis prediligeva fiori, ramage, verzura varia. Sua la casetta in mezzo al bosco di coralli che potete vedere qui. Era una vera, autentica naif. Cioè una pittrice che approdava al naif partendo dalla profondità e, dunque, arrivando a semplificare per naturale vocazione. Non per scelta consapevole, non per calcolo e mira. Ma per filiazione diretta della mano da una coscienza remota. Questo è il naif. Una cordata in risalita verso la verità, mai comodo escamotage o semplificazione del tratto. Il naif è una fonte meravigliosa, la fonte cioe' dalla quale zampilla un' impressionante quantità di cose celate e tutt'altro che scontate. Ed è, anche, una dimensione di grande libertà espressiva. Di armonia, anche rozza a volte, ma appunto vera, poichè riconduce lo spessore e le pieghe dell'inconscio alle dinamiche certe della natura. Il naif è natura, che si tratti di un carciofo o di una faccia rubizza, di un fiume che scorre o di una schiena ingobbita sotto un qualche giogo. E' non ne è la sua espressione piu' ingenua, no, bensì quella piu' narrativa e dunque - a modo suo - sofisticata. Perchè sempre, sempre, il naif racconta e dunque rielabora molto piu' di quanto non appaia.
E io lo adoro, forse s'è capito.

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